Chi ha chiamato il Joker?

Agli amici venuti da lontano

Sono una persona fortunata.

A volte l’affetto per gli animali ci regala qualcosa di ancora più grande e ci permette di conoscere nuovi amici ed ampliare le nostre conoscenze; così dall’innocua coccola ad una bella cagnolina trovata in un ristorante è nata un’amicizia con due ragazzi coraggiosi che hanno attraversato un oceano per iniziare una nuova avventura in un continente lontano.

Vanina e Juan sono due amici ai quali tante volte ho rotto le scatole con i miei racconti di fumetti e cultura nerd ma mai mi sarei aspettato di stimolare in loro questa malsana passione per la scrittura…

Ora però non posso che dirmi orgoglioso di condividere con tutti voi i pensieri di Juan, ingegnere di profondissima cultura e sensibilità, riguardanti alcune riflessioni sul momento politico del loro paese d’origine – l’Argentina – ma applicabili a tutto il mondo.

Ed ovviamente l’argomento non può che essere legato al mondo dei nostri eroi preferiti… o forse questo è solo il suo personalissimo “cavallo di Troia” per spingerci a pensare ad altro.

Gustatevi quindi ogni parola del suo scritto (in un italiano eccellente, nonostante non sia la sua lingua madre) e cercate anche voi di rispondere alla domanda:

Chi ha chiamato il Joker?

Un giudizio umile ma che non vuole suonare ipocrita sull’esistenza di personaggi politici che, al di là della loro luce o oscurità, non si possono ignorare.

Anche se quando scrivo a mano non copro la scrittura – e quindi non uso la sinistra – non ho un orientamento politico marcato; in realtà sono sempre stato propenso al buon senso e, forse per la mia formazione professionale, alla logica delle ideologie e dei valori rappresentati da un partito politico. Ciò che mi accingo spudoratamente a descrivere oggi è probabilmente accaduto molte volte in passato ma, con la mia limitata conoscenza della storia, non oso commentare avvenimenti di quei tempi ma piuttosto eventi più recenti.

Sia per necessità, interesse, o forse per qualche pregiudizio masochista, negli ultimi anni ho prestato attenzione agli accadimenti politici mondiali – soprattutto ai personaggi – ed è stato notevole per me incontrare rappresentanti di partiti che esprimono le loro ideologie con caratteristiche, pragmatismi e comportamenti estremi.

Denominatori comuni in questi personaggi sono, tra gli altri, la promessa e l’attuazione di misure estreme (misure shock), la verbosità, la critica distruttiva dell’opposizione sia per l’ideologia che per i giudizi di valore personali. A prima vista costoro non sono le persone con cui vorresti trascorrere la domenica; gli esseri umani per natura resistono ai cambiamenti (shock) e mi piace credere che nessuno si senta a proprio agio nemmeno con violenza di qualsiasi tipo. Al di là della mia limitata percezione personale, questo genere di carattere viene giudicato negativamente anche da parte della società, dei media, del mondo accademico, ecc. e questi personaggi sono apertamente classificati in categorie che non sembrano molto piacevoli quali squilibrati, maleducati, pazzi, ecc.

Tuttavia, nonostante quanto detto sopra, ci sono casi in cui questa categoria di personaggi è riuscita ad ottenere posizioni di potere politico niente più e niente meno che essendo eletti dalla società, la stessa che, secondo me, per sua natura non è molto in linea con la drasticità e l’approccio che tali soggetti propongono; mi vengono in mente Lee Kuan Yew a Singapore, Trump negli Stati Uniti, Bolsonaro in Brasile, Bukele in El Salvador e ultimamente Milei in Argentina, solo per citare alcuni esempi. Possiamo discutere a lungo su come siano arrivati ​​fin lì intraprendendo la carriera politica – cosa che non è il mio obiettivo né avrei la capacità di fare – ma la realtà è che gran parte della società li ha scelti e non posso fare a meno di chiedermi il perché.

Probabilmente condizionato dalla frase conformista “meglio un cattivo conosciuto che un bravo sconosciuto”, mi è stato difficile comprendere perché la società abbia dato origine a questi personaggi, e non solo a me, ma anche ad altre persone che ho sentito esprimere “la società è impazzita”, “non sanno che questo ragazzo è un clown”, ed altre parole simili. Inoltre, facendo aumentare piuttosto che diminuire la mia domanda (“perché?”), ho potuto ascoltare il malcontento ed il disaccordo dei media di parte e dell’opposizione, proprio nello stesso momento in cui invece la maggioranza della società eleggeva queste figure.

A quanto pare, secondo alcuni, il problema è la società stessa che è incline ad allinearsi con questi estremi. Al giorno d’oggi, chiunque abbia accesso alla tecnologia di base può vantarsi di avere soluzioni (vere o no) e fortunatamente ha il diritto di esprimerle ma forse l’eccessiva esposizione di questi personaggi è quello che finisce per fornire loro in qualche modo l’attenzione della società portando ad elezioni che premiano quel comportamento nefasto. Ancora una volta mi sono chiesto come siano arrivati ​​questi personaggi, ma quello che mi interessa soprattutto sapere è il perché. Perché, indipendentemente dal livello di esposizione, le persone cedono il passo a loro? Perché, nonostante l’estremismo, la verbosità ed i molti difetti di questi soggetti, il popolo decide di dare loro il potere di governare?

Accettando la mia conoscenza limitata della sociologia, ho smesso di cercare di rispondere a queste domande, ma non ho mai smesso di porle. Un giorno stavo guardando (per la quarta volta) il film Batman Il Cavaliere Oscuro, quello in cui Heath Ledger interpreta il Joker. A grandi linee il film parla dei gangster di Gotham City che “assumono” il Joker per uccidere Batman in modo che possano delinquere in pace. Una delle scene soprattutto ha attirato la mia attenzione, in essa Batman dice al suo saggio maggiordomo Alfred:

“Perché? … Perché i mafiosi si sono rivolti a qualcuno così estremo come il Joker? I gangster non sanno cosa stanno facendo, quel ragazzo è pazzo, i gangster non lo sanno, ma quel ragazzo è pazzo… i gangster hanno oltrepassato il limite.”

Al che Alfred, come sempre “voce della ragione”, risponde:

“Tu hai oltrepassato il limite per primo! … li hai maltrattati, hai sputato loro addosso e li hai pressati fino alla disperazione… e nella loro disperazione, si sono rivolti a un uomo che davvero non capiscono.”

Dopo aver riguardato questa scena diverse volte, ho iniziato a capire quale potesse essere la risposta alla mia domanda. Analogamente e ironicamente, se consideriamo i gangster come il popolo, Batman come il governo del momento, e il Joker come una di queste figure politiche estreme, ho cominciato a pensare che lo spazio e il potere concesso dal popolo a questi “pazzi” sia dovuto principalmente ad una reazione alle circostanze in cui il popolo si trova immerso anche a causa di chi li governa in quel momento.

Per anni, addirittura decenni, le persone sono state sotto il comando di governi che, unicamente per avidità egoistica di potere, hanno attaccato valori importanti della società come l’istruzione, il merito e la giustizia. Rapportandosi dall’alto della loro posizione privilegiata con un popolo che, nonostante quante agevolazioni gli abbia dato qualunque fazione politica, è ancora povero.

Questa strategia di governo non genera valore, né etico né economico; allora l’unico modo per restare sul trono è attraverso manipolazioni, manovre e menzogne ​​che spingono al limite una società impotente, stufa di vedere come il sacrificio, il rispetto e la giustizia vengono usati giorno dopo giorno solo a beneficio di pochi incapaci, per scelta, di fare qualcosa di significativo e per il bene comune.

Già a questo punto vedo più chiaramente perché qualcuno oserebbe dare origine a un estremismo… “soluzioni estreme a problemi estremi”. Società soffocate, stanche e impotenti di fronte a leader inetti che adottano misure che schiacciano le persone, spingendole alla disperazione: una situazione da cui chiunque vorrebbe fuggire. Per fare questo, l’unico strumento di cui il popolo dispone in un sistema democratico è il voto. È in quel momento che accade che la società disperata si trova di fronte alla scelta di restare la stessa, accettare le mezze misure o credere ciecamente nel personaggio che, nonostante il suo estremismo e la sua particolarità, propone di liberare le brave persone affinché possano operare… o almeno vivere.

Gradualità è una bella parola, si adatta sempre bene a qualsiasi ambito e situazione. Sarebbe intelligente chiedersi perché, invece di saltare agli estremi, la società non sceglie un cambiamento più graduale (cambiamento a mezze misure): la questione è capire da quale situazione vogliamo uscire gradualmente. Ci sono persone che soffrono da decenni di leader inetti, di economie distrutte e di generazioni con valori distorti; diventa inevitabilmente difficile per chiunque comprendere o accettare la promessa di “…vota per me e aspettami altri 40 anni mentre rimetto in piedi il Paese…” e si finisce con il riporre la speranza nel Joker.

L’inefficacia e la mancanza di controllo dimostrate dai politici al potere sono tali che questo nuovo personaggio conquista la gente con ben poco, si potrebbe dire. La gente dimentica tutto, la sua violenza, la sua verbosità, la sua presenza, il suo linguaggio… tutto, per ascoltare detti sensati e per non vedere o sentire più i discorsi demagogici e le misure fantasma per incantare chi si lascia ingannare – per ignoranza o per interesse personale – fatte dai governi precedenti.

Quindi alla fine… Chi ha chiamato il Joker? Come l’organizzazione messa nell’angolo dal “Cavaliere oscuro” la gente ha chiamato il clown folle per liberarsi, purtroppo ad ogni costo, da una situazione insostenibile. Alla fine, la società dà a queste persone spazio politico, ma la responsabilità dell’esistenza di questi pagliacci intellettuali non spetta unicamente al popolo, ma anche, e forse soprattutto, ad un governo incapace di svolgere il proprio compito e deciso a imbastardire una società al punto che l’unica via d’uscita è aver bisogno di soluzioni estreme.

Come detto sopra, questa è un’opinione e come tale può essere condivisa, discussa o, perché no, scartata. Parto con la sensazione che la scelta del lettore tra le opzioni appena menzionate avrà a che fare con “la copertura della scrittura con la mano quando scrive” ossia, fuor di metafora, con la propensione personale a quale lato politico appartenere.”

di Juan Bertero

Sono rimasto fortemente colpito dal discorso che Juan ha fatto e soprattutto ho apprezzato che a stimolare questo suo lucido e preciso ragionamento sia stato un passaggio di un film sugli eroi dei fumetti, tanto amati da noi quanto bistrattati da tutti coloro che in essi vedono solo la superficiale apparenza di infantile passatempo.

Proprio per questo gli ho chiesto il permesso di regalare a tutti questo stimolo di riflessione, perché i “giornaletti” hanno tanto da dire a chi ha la voglia ed anche, mi permetto di dire, la capacità di ascoltarli.

A Vanina, Juan ma soprattutto a Lola. Con affetto e stima.

Il candido Umberto

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