Utopia – complottisti cercasi

Le teorie del complotto funzionano. E’ un meccanismo particolare del nostro cervello. Quando ci troviamo di fronte a qualcosa che non riusciamo spiegare ci viene molto più facile cercare un deus ex machina. Trovare una scorciatoia. Un virus  scappato di mano ad un laboratorio cinese. 

Scusate. Ho di nuovo confuso la fantasia con la realtà. Datemi il tempo di prendere le mie pilloline.  

Le teorie della cospirazione funzionano proprio perché sono subdole, lasciano che chi le ascolta unisca i puntini ed in una sorte di paraidolia fuori controllo , partorisca prove a carico. Funziona molto meglio dall’11 settembre. Ma se vi interessa, la mia teoria preferita è quella PYD che lega i Beatles a macabri rituali sin dai primi anni ’70. 

C’è un’altra cosa che funziona molto bene dall’inizio del millennio. I nerd. Come mi disse una volta un collega quintessenza dello sportivo non praticante, noi, alludeva ai nerd, abbiamo conquistato il mondo. 

Un po’ è vero se devo dare retta alla quantità strasbordante di materiale che ogni mese viene prodotta per i nostri palati. Un po’ mi viene in mente un vecchio racconto di Neil Gaiman. In tempi terribili, grigi di speranza, viaggiare con la fantasia è l’unico rimedio. Il che ci riporta al primo capoverso, miei cari amanti della ricorsività. 

Utopia è tutto questo. Condito con una sana dose di humor nero e con un cast di personaggi che funzionano come una macchina ben oliata. Su cui svetta il solito John Cusack che adoro sin dai tempi di Alta Fedeltà. 

La versione USA di Utopia, perché ne esiste anche una versione inglese in technicolor che vi consiglio di andare a recuperare soprattutto per le massicce dosi di violenza gratuita,  è in onda da oggi, ma sta già facendo parlare molto di sé.  

La showrunner, Gillian Flynn ha all’attivo piccoli capolavori come Sharp Objects dove le nevrosi degli adolescenti vengono estremizzate in turbe febbricitanti. David Fincher avrebbe dovuto filmarne la regia, ma non se ne fece poi nulla. Il che mi fa chiedere in quale realtà alternativa una versione di me si sta gustando quello show.  

Ma la versione che dal 30 ottobre Amazon Prime porta in streaming non ha di cosa temere. Utopia, è una graphic novel, sequel di Distopia. Ma è anche una sorta di santo graal, perché un po’ come nella copertina di Sergent Peppers Lonely Hearts Club Band, in tutte le sue vignette si possono leggere messaggi occulti. Segnali che recano tracce della futura probabile fine del mondo e di come evitarli. Insomma ecco che il significante diventa il significato. Un gruppo di ragazzi, nerd per scarsità di definizioni più brevi, si riuniscono alla ricerca di quelle pagine, contrastati appunta da una corporazione occulta legata al mistero dell’unico personaggio reale nascosto tra le pagine di Utopia, Jessica Hyde. 

Una storia parecchio complicata insomma, che lascia spazio a complotti e molteplici interpretazioni. Eppure, credetemi, non è quello che fa rimanere attaccati davanti allo schermo. Ci convince, l’amore per personaggi bislacchi incasellati in situazioni allo stesso tempo concrete ed assurde. La scelta del surreale emerge nei piccoli dettagli e si trasforma pian piano in una scelta stilistica e ritmica. Perché anche la colonna sonora, come le arti grafiche sono parte di una storia perfettamente confezionata dai Millennials senza che alla Generazione X questa cosa turbi. Potrebbe essere come se Wes Anderson ed il primo Sam Medes si fossero messi d’accordo strizzandosi l’occhiolino. 

Non scherzateci troppo. Mio cugino mi ha giurato che è andata così. 

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