Nel Profondo – Samuel Stern 15 in Anteprima

Il nuovo numero di Samuel Stern è un sapiente gioco di specchi, di visioni relative, di messaggi alterati e di riflessi distorti. 

Il nocciolo dell’albo in uscita, infatti, è il tema del doppio, ma a cavallo tra duplicità esistenti e ricostruzioni bifide falsate dalla sola visione dell’osservatore. 

Lo stesso oggetto – reale o simbolico, concreto o ideale – ci concede due risultati interpretativi completamente differenti poiché qualunque forma di esegesi non è avulsa dall’essere inquinata o, meglio, avvelenata dall’insieme dei pregiudizi filosofici, morali, religiosi, sociali di cui siamo impregnati. Il prodotto sarà tanto più fanatico quanto più tenteremo di considerare assoluti e non negoziabili i nostri valori.

Ad umile parere di chi scrive, questa è la lettura più profonda di questa storia, ma anche la cifra più pregnante delle vicende che attengono al rosso di Edimburgo, una caratteristica distintiva che rende possibile, se non necessaria, una stimolante analisi su più livelli ad ogni uscita. Superficialmente – in senso descrittivo – ci vengono concessi intrattenimento ed evasione, mentre continuando l’immersione, scandagliando l’anima dei personaggi, osserviamo la nostra, immergendoci nei nostri abissi, o nomen omen “Nel Profondo”, come ci suggerisce il titolo. 

Passando alla vicenda, Samuel e Duncan saranno alle prese con la possessione di Greg Dunbar “una persona a modo, morigerata e timorata di Dio”, il cui ospite demoniaco si è, però, manifestato all’interno di un locale a luci rosse, durante un festino orgiastico. Giungiamo perciò alla prima declinazione della duplicità, la doppia morale. Il gioco dei due pesi e delle due misure che conduce ad autoassolverci nel privato e ad adottare schemi inquisitori nella vita pubblica, perversioni intime che si contrappongono a visioni puritane inculcate a forza dalla morale cattolica più reazionaria. 

Parte, perciò, la danza vorticosa del salvataggio della apparenze, risolta in un approccio clinico che etichetta i comportamento di Greg come “disturbo dissociativo della personalità”, affidato alle sapienti cure dello psicanalista Robertson. Arriva al pettine il secondo nodo relativo al doppio: la dicotomia tra scienza e fede, psicologia e religione, pragmatismo e spiritualità. Sul punto menzione al merito per gli introduttivi “Appunti dal Derryleng” che fotografano in maniera mirabile il relativismo dei tempi moderni, che hanno abiurato ogni forma di spiritualità, anziché contestualizzarle, in favore di scienze che spesso si rivelano imperfette, di fronte all’unicità di ogni animo umano. 

Rifuggendo ogni possibile anticipazione che possa rivelarvi gli elementi salienti della trama, i nostri si muoveranno con difficoltà in una palude di bigottismo e fronteggeranno una realtà che non è quel che appare, lottando contro una manifestazione demoniaca che è doppia due volte, nella personalità di Greg ma, anche, nelle incarnazioni malefiche, ritornando di fatto al tema del doppelgänger.

Mentre, formalmente, il rosso sembra muoversi all’interno del recinto di un terreno conosciuto invece, nel merito, Francesco Vacca compie un coraggioso salto nell’ignoto, con una repentina inversione di trama, che, come in tutte le storie che si rispettino, ci fa muovere dalle certezze per arrivare alla domande: e se le possessioni potessero instillarsi dall’esterno ed essere eterodeterminate? 

Al servizio dell’abile narrazione, i disegni di Pietro Vitrano, che pare disegnare per contrasto, riuscendo a raggiungere un abile equilibrio tra bianchi e neri, rievocando suggestioni del disegno che fu e della corrente artistico-fumettistica italiana degli anni settanta, tra Bonvi e Micheluzzi.

Ogni vera domanda esistenziale, tuttavia, rimane irrisolta: come potrà Samuel fronteggiare il fallimento e quali saranno le conseguenze? Sconfitta che rende il personaggio ancora più vicino alle nostre umane sofferenze, avendo tutti assaporato, almeno una volta, il gusto agro della polvere. 

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