Un’antica influenza

Dicembre 2019: come ogni bravo anziano preparo per tempo i piani di lavoro per le vacanze e riesco anche a convincere la mia dolce metà che il Rhode Island e Providence siano meta imprescindibile per un viaggio nel New England…

Marzo 2020: la pandemia ci regala una splendida vacanza fino all’isolato accanto… mi sembra di vedere il sorriso sardonico del Solitario di Providence…

Il mio amore per H.P. Lovecraft nasce a metà degli anni ’80 quando, probabilmente in seguito ad un suggerimento trovato tra le pagine di uno dei primi Dylan Dog (Cagliostro, per la precisione), scoprii quella meravigliosa collana della Fanucci –casa editrice importantissima per gli appassionati di fantascienza e sogni vari- dedicata all’ opera dello scrittore statunitense.

Faccio un piccolo inciso, come mio solito: un’edizione davvero strepitosa quella della Fanucci, partendo dalla copertina nero/oro e finendo (per modo di dire) con i contenuti che comprendevano oltre a tutti gli scritti di H.P. anche numerosi saggi ed articoli sulla sua opera, il tutto perfettamente orchestrato da Sebastiano Fusco e Gianni Pilo. Ancora oggi dopo più di trent’anni ricordo con lo stesso piacere di allora la fatica fatta per guadagnare le lire (…altro che euro…) necessarie per comprare ogni singolo volume degli undici –più l’autentico Necronomicon- pubblicati…

Questa inutile introduzione mi è servita per farvi capire con quale spirito abbia accolto la pubblicazione, durante l’anno appena trascorso, di diverse opere, grafiche e non, dedicate alle creazioni di Lovecraft… probabilmente il sommo Cthulhu mi sta ripagando della perdita del tour nei luoghi del mio amato scrittore.

Grazie a J-pop, MagicPress, Eris editore ed a NPE ho potuto ritrovare la gioia di vedere unite due forti passioni come i fumetti e le opere dello scrittore americano recuperando diversi volumi a lui dedicati; nello specifico mi sono procurato “Il richiamo di Cthulhu” ed i quattro tankobon di “le montagne della follia” adattati e disegnati da Gou Tanabe per J.pop, “le montagne della follia” di Culbard e “i miti di Cthulhu” di Esteban Maroto per MagicPress edizioni, “Da altrove e altri racconti” di Erik Kriek per Eris editore ed infine “I gatti di Ulthar e altri racconti” di Giuseppe Congedo ed Antonio Montano, “La tomba” di Bastian e Cammarata e “La musica di Erich Zann e altri racconti” di Bastian e Vanello, tutti volumi di NPE oltre alla guida “I luoghi di Lovecraft” di Mingrone, Scardillo e Vettori sempre per NPE. Ed all’improvviso mi è venuta l’insana idea di presentare ai colleghi operai di Industrie Nerd la mia opinione sui modi in cui è stato interpretato l’universo narrativo di Lovecraft da questi autori… ma forse è stata solo questa strana voce che sento nella testa a spingermi a farlo…

Impossibile o quasi non farsi prendere subito dalla frenesia di leggere il volume di Gou Tanabe su “Il richiamo di Cthulhu” per J-pop e metterlo a paragone con quello narrato nei “Miti di Cthulhu” da Maroto per MagicPress. Davvero difficile esprimere una preferenza tra i due giganti dell’illustrazione, entrambi capaci di diventare riferimento artistico, ognuno con il proprio stile, per chiunque voglia avvicinarsi al medium fumetto.

Comune è la scelta, non sempre condivisa da altri, di utilizzare il bianco e nero per rappresentare la loro interpretazione del romanzo di Lovecraft e ben si addice questa assenza di colorazione ai due stili; Tanabe sembra usare quasi la tecnica dell’acquaforte più che disegnare, tanto sono netti e forti i margini dei suoi personaggi… espressioni di puro terrore congelate nelle tavole da lui disegnate, con persone i cui occhi vitrei – a causa certamente degli orrori cui hanno assistito – mi hanno fortemente colpito con il loro ripetersi ossessivo.

Ovviamente più europeo ed in un certo senso morbido il tratto di Maroto che gioca invece con contorni più sfumati, giocando in punta di matita laddove il giapponese incideva con lo scalpello; in questo modo l’orrore dell’universo di Lovecraft viene certamente più suggerito che definito ma vedere in questo un valore maggiore o minore rispetto a Tanabe non è sicuramente esatto. Entrambi i modi di rappresentare il romanzo sono infatti corretti e riflettono le singole sensibilità manifestando la personale preferenza per un orrore più solido, Tanabe, oppure uno più suggerito, Maroto, ma rendendo entrambi omaggio all’autore con disegni di qualità e valore indiscutibili.

Sempre giocando sull’analisi di come autori diversi si avvicinino allo stesso racconto mi sono gustato le interpretazioni di Gou Tanabe, sempre lui, e di Culbard del classico lovecraftiano “Le montagne della follia”.

Tanabe in quattro tankobon illustra il viaggio intrapreso nel settembre 1930 da una spedizione scientifica della Miskatonic University e tragicamente concluso con la scoperta, poi pietosamente celata agli occhi del mondo, della temuta città di Kadath, dimora della razza degli Antichi, oltre l’abominevole altopiano di Leng, al di là delle montagne della follia.

Lo stile è sempre quello preciso e dettagliato di un incisore che sa mettere in evidenza tutte le sfumature narrate dall’autore del libro di riferimento, alternando vignette di profondo studio delle espressioni facciali dei personaggi, e dei sentimenti espressi da quei volti, a pagine, anche doppie, dedicate alla descrizione degli sconfinati panorami raccontati e che rappresentano quasi una sovrapposizione dell’immensità fisica a quella simbolica sottintesa… Certamente la maestria del disegnatore giapponese ben si adatta a raccontare con dovizia di particolari quello che Lovecraft ha descritto e quasi solo suggerito nelle pagine del racconto e noi non possiamo che ringraziarlo per aver reso così ben concreti e tangibili orrori che con la sola lettura quasi non eravamo riusciti a rappresentarci appieno.

Totalmente differente è invece questa volta l’approccio artistico del britannico Culbard già a partire dalla scelta del colore e non del bianco e nero per raccontarci la storia del viaggio in Antartide; il volume è notevolmente più breve dei quattro fumetti di Tanabe ma non per questo meno esaustivo.

Colpisce infatti, nello stile molto vicino a quello franco-belga che contribuì a fare la fortuna di tanti fumetti di Hergé, la capacità comunque di trasmettere il senso di soffocamento e di terrore inesprimibile presente nel racconto originale e che si esplicita a mio parere non tanto nella rappresentazione degli Antichi o degli shoggoth ma in quella della città di Kadath con le sue prospettive non umane e delle distese gelate oltre le montagne così come nelle espressioni apparentemente fisse ed inespressive ma invece incredibilmente capaci di trasmettere le emozioni dei coraggiosi scienziati; insomma un’inaspettata vitalità in disegni solo apparentemente piatti.

A proposito di “Da altrove ed altri racconti” di Eris editore ho già parlato in una precedente recensione ma non si possono non citare i cinque racconti che l’abile disegnatore olandese Erik Kriek interpreta con il suo tratto rotondo fatto di linee definite ed il suo bianco e nero volto ad identificare e definire con precisione i contorni netti della realtà disegnata e quelli più sfumati degli orrori suggeriti; merita soprattutto godersi il differente modo di rappresentare il breve racconto “L’estraneo” valutando il diverso approccio del bianco e nero rispetto a quello dei colori utilizzati da Antonio Montano nella sua interpretazione contenuta in “I gatti di Ulthar e altri racconti” di NPE.

Per NPE D.D. Bastian e Nino Cammarata mettono in scena il racconto “La tomba” e lo fanno rinunciando completamente ai dialoghi, lasciando che siano i disegni ed i colori – quasi impossibile in questo caso rinunciare alla capacità della colorazione di fare da elemento narrativo e narrante – a guidare il lettore nel dipanarsi della storia. Tavole di forte impatto in cui lo sviluppo classico della pagina contribuisce a dare il senso di isolamento e di distacco dalla realtà che sembra essere il tema portante del racconto di Lovecraft.

Sempre per NPE il volume “I gatti di Ulthar”, di cui ho già scritto più approfonditamente, ci regala un’interpretazione dell’ opera di Lovecraft molto particolare ed estremamente evocativa, evidenziando come soprattutto i racconti più brevi permettano ai disegnatori di sperimentare al meglio tecniche nuove per rendere lo spirito degli scritti di H.P. che in questo caso è reso benissimo dalla definizione dei personaggi attraverso i contorni colorati piuttosto che dalla definizione dei propri volumi interni.

Un discorso quasi a parte merita il volume “La musica di Erich Zann e altri racconti” di Bastian e Vanello per NPE; la scelta di Sergio Vanello di colorare i suoi disegni ad acquerello mi ha lasciato letteralmente a bocca aperta… in questo modo trovo che sia riuscito ad interpretare esattamente il senso di distacco dalla realtà e di esistenza in un mondo indefinito e sconosciuto tipico degli scritti di Lovecraft. Tavole splendidamente dipinte trasmettono il soffocante senso di muto terrore che paralizza ed al tempo stesso impedisce di volgere lo sguardo altrove e che ben conoscono tutti i protagonisti dei racconti dell’autore americano (ed ovviamente i suoi lettori).

Un volume di valore assoluto in cui due racconti tra i meno noti ma non certo tra i meno inquietanti di Lovecraft si accompagnano ad un terzo scritto e dipinto dallo stesso Vanello che riecheggia le stesse atmosfere dello statunitense scavando nella mente di un protagonista che avrebbe potuto tranquillamente vivere a Providence… In tutti i tre racconti la capacità del disegnatore di mettere su tavola le atmosfere presenti negli scritti ci regala pagine davvero intense e capaci di fissarsi a lungo nella memoria.

Concludere questa piccola analisi con la “Novissima guida ad uso del viaggiatore” equivale a risalire in superfice dopo la lunga immersione nel mare oscuro degli Antichi ed è davvero una lettura divertente ma che mostra al tempo stesso, ed in modo chiaro, la profonda conoscenza da parte degli autori degli scritti dell’autore ed il sincero amore nei confronti di tale opera.

Scritta nello stile delle guide dei primi anni del ‘900, il libro di Vettori, Scardillo e Mingrone ci conduce con una precisione davvero encomiabile in un accurato giro turistico per molte delle località descritte da Lovecraft creando una vera guida turistica ricca di descrizioni precise e puntuali dei luoghi e dei loro abitanti con tanto di disegni ed accenni ad aneddoti e piccole curiosità.

Davvero gustoso perdersi tra queste pagine cercando i ristoranti migliori di Kingsport oppure il negozio dove fare acquisti a R’Lyeh, e proprio questa serenità nello scherzare su ambientazioni così imbibite degli incubi raccontati nelle pagine di Lovecraft, credo dia una misura precisa del successo e del profondo segno che l’ opera dello statunitense ha lasciato nell’ immaginario collettivo; emerge dunque in ogni riga della guida il senso di elogio e celebrazione dell’universo lovecraftiano e neppure lontanamente si percepisce un senso di parodia o di messa in ridicolo di quanto raccontato dal solitario di Providence. 

Ampissima è ancora la lista di fumetti e graphic novels ispirate ad H.P. Lovecraft disponibili sul mercato e credo sia assai arduo riuscire a trattarle tutte… questa mia breve recensione ha cercato esclusivamente di socchiudere una piccola porta su quel mare magnum che è l’opera del figlio di Providence sperando che la sbirciatina che siete stati invitati a dare vi spinga ad approfondire il discorso recuperando non solo il materiale a fumetti ma anche le opere originali che si riveleranno essere una lettura davvero interessante ed avvincente a più livelli, partendo dal mero intrattenimento ed arrivando via via ad interpretazioni sociologiche e psicoanalitiche più complesse e profonde.

E’ probabile che verrò ucciso anch’io proprio come è accaduto al prozio ed a Johansen. Come loro infatti ho anch’io scoperto la segreta verità sul nostro universo. Spero di poter essere in qualche modo perdonato per aver deciso di lasciare questa testimonianza… per non essere stato in grado di sopportare il peso della verità… chiedo al mio esecutore testamentario di custodire con estrema attenzione questo mio scritto, affinché nessuno possa mai posarvi gli occhi sopra.

Ed ovviamente… “CTHULHU FHTAGN”.

Musica consigliata durante la lettura dell’articolo: ovviamente le composizioni per viola di Erich Zann…

Recensione del candido Umberto

Il richiamo di Cthulhu adattamento e disegni di Gou Tanabe editore J-pop 20 euro

“Le montagne della follia” adattamento e disegni Gou Tanabe, volumi 1-4 editore J-pop 6,90 euro a volume

“I miti di Cthulhu” di Esteban Maroto, MagicPress edizioni 14 euro

“Le montagne della follia” di Culbard, MagicPress edizioni 15 euro

“La musica di Erich Zann e altri racconti” di Bastian e Vanello, Edizioni NPE 19,90 euro

“La tomba” di Bastian e Cammarata, Edizioni NPE 16,90 euro

“I gatti di Ulthar e altri racconti” di Congedo e Montano, Edizioni NPE 16,90 euro

“I luoghi di Lovecraft, novissima guida ad uso del viaggiatore” di Mingrone, Vettori e Scardillo, Edizioni NPE 12 euro

“Da altrove e altri racconti” di Erik Kriek, Eris editore 19 euro

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