Lovecraft in Bonelli: una prolifica fonte d’ispirazione.

L’immaginario lovecraftiano da sempre ha una grossa influenza sulla produzione Bonelli, in particolar modo da quando le tematiche fantascientifiche e horror ne sono diventate un pilastro. A rompere il ghiaccio, grazie al suo ideatore Castelli, ci ha pensato Martin Mystère. Naturalmente a ruota seguì Dylan Dog, che già nel primo almanacco della paura omaggiò Lovecraft. A dare poi un contributo decisivo ci ha pensato Mauro Boselli, curatore di Dampyr dove Lovecraft ha dimora ideale, ma naturalmente anche di Tex, che in una sua sceneggiatura si è dovuto scontrare contro una minaccia non proveniente dalle solite praterie, ma dallo spazio. Infine, il Magico Vento di Manfredi, che per caratteristiche ben si disponeva a fare da ponte tra il nostro mondo e quello dei Grandi Antichi.

Lovecraft

Martin Mystère

Che ci siano affinità tra l’immaginario lovecraftiano e il mondo di Martin Mystère è stato palese sin dai primi albi della saga mysteriosa della Bonelli. Castelli, padre del Detective dell’Impossibile, è stato tra i primi in Italia a tradurre in fumetto un’opera di Lovecraft, parliamo del 1969 e del racconto “I topi nei muri”. Già nel numero 5 della regolare “La Casa ai confini del mondo” si racconta di una dimora di Providence teatro di indicibili incubi. Nella prima avventura nella sua Home Land, Martin si reca nella capitale del Rhode Island per indagare sull’inquietante vicenda di un uomo che sembrerebbe essere stato teletrasportato da lì alla Grand Central Station di New York. Normalmente ci vogliono ore di treno, ma nella Lovecraft Country tutto è possibile, compresa una casa con stanze che consentono di accedere a dimensioni spazio temporali tanto distorte da indurre alla pazzia chi vi accede.

Seguito di questa vicenda è il numero 103 Necronomicon, che prende il nome dallo pseudobiblion protagonista di tante vicende narrate dal genio di Providence. Anticipando The Ring, Castelli immagina che il libro maledetto sia in realtà una VHS dai poteri paranormali. Le due storie giocano entrambe su come la mente possa venire condizionata da visioni e sensazioni che vanno oltre l’umana comprensione. Oltre questi due albi, che citano deliberatamente Lovecraft, nella saga di Mystère è continuo il riferimento a civiltà perdute, che avrebbero popolato la terra prima della storia “ufficiale. Insomma, l’idea che qualcuno ci abbia preceduto è dominante, anche se rispetto ai “Grandi Antichi” del “Sognatore di Providence”, le civiltà atlantidee di Mystère sono meno raccapriccianti e più tecnologiche.

Martin Mystere 5 e 103

Dylan Dog

Sebbene Dylan Dog sia la serie horror ammiraglia in casa Bonelli, le tematiche lovecraftiane sono meno presenti rispetto a Martin Mystère e Dampyr. Intendiamoci, lo spettro di Lovecraft aleggia spesso, ma il mondo di Dylan sembra più ispirato da Poe e dal gotico. Nello storico numero 18 “Cagliostro!” Dylan vince la paura per qualsiasi mezzo di trasporto che non sia su ruota e si reca in nave negli USA. La scelta, oltre ad assecondare la fobia dell’Indagatore dell’Incubo per gli aerei, è anche un espediente per “costringerlo” a omaggiare la memoria di Lovecraft. Infatti Dylan, che originariamente doveva sbarcare a New York, viene costretto a ripiegare su Providence e, una volta approdato sulla terra ferma, bussa alla porta di un sosia dello scrittore, che gli noleggia un’automobile. Di solito sono i clienti a suonare il campanello dell’Old Boy, ma stavolta avviene il contrario: è Dylan a bussare alla porta di Lovecraft: noblesse oblige. Anche il titolo dell’albo omaggia l’eccentrico scrittore americano. Lovecraft infatti era un gattaro e il gatto Cagliostro, protagonista della vicenda, richiama nel nome il famoso alchimista del settecento, che leggenda narra sia stato il fondatore di una setta esoterica al quale apparteneva il padre dello scrittore.

Di chiara ispirazione è la storia breve “La cantina” nel primo almanacco della paura del 1991, dove è presente anche un dettagliato resoconto sullo scrittore. Sia la copertina dell’albo “Cagliostro!” che quella del primo Almanacco raffigurano tipici mostri lovecraftiani. Dal 1991 si salta di molti anni in avanti fino ad arrivare a tempi recenti. Sicuramente l’albo 392 “Il primordio”, sceneggiato dalla Barbato, evoca l’immaginario di Lovecraft, raccontando di divinità cosmiche e di oggetti che aprono varchi verso altre dimensioni. Infine nel 408 “Scrutando nell’abisso” Simeoni immagina che da una dimensione parallela provengano dei mostri tentacolari.

Dylan Dog 18 e primo Almanacco della Paura

Tex Willer

Ma cosa c’entra un western come Tex con la fantascienza di Lovecraft? All’apparenza poco, ma se una sceneggiatura è in mano a Boselli, che è anche un grande estimatore del Sognatore di Providence, allora il collegamento è servito su un piatto d’argento. Del resto Boselli è anche ideatore di Dampyr, che probabilmente è il Bonelli con maggiori riferimenti lovecraftiani. L’avventura chiamata “La luce nello spazio”, che inizia nel 420 (ottobre 1995) e si conclude nel 422 (dicembre 1995), già dal titolo richiama “Il colore venuto dallo spazio”, facendo intendere le tematiche trattate. Nella intensa notte stellata dell’Arizona compare un meteorite, che si lascia dietro uno strascico di orrore. Tex deve quindi fronteggiare degli inediti e mostruosi nemici, che sono devastati da un morbo che ne altera le sembianze, rendendoli anche resistenti alle pallottole. La vicenda è un perfetto mix tra le storie più classiche, anche grazie alle tavole di Lettieri, e la novità della componente orrorifica e fantascientifica, in perfetto stile Lovecraft. Persino i pacifici indiani Papagos, vittime della pestilenza, iniziano a pronunciare le complicate parole tutte consonanti evocatrici degli dei del pantheon lovecraftiano.

Tex Willer 421 e 422

Dampyr

Il rapporto tra Dampyr e Lovecraft è strettissimo per due motivi. Il primo è che le storie vampiresche si prestano molto a una declinazione lovecraftiana il secondo è che Mauro Boselli, curatore e sceneggiatore della serie, è un grandissimo estimatore del genio di Providence. Il primo albo dei numerosi ispirati è il numero 8 “Dalle Tenebre”, che racconta del Grimorio “De Profundis”, uno pseudobiblion capace di evocare terrificanti entità. Nella continuity dampyriana appare spesso la Confraternita di Kuen-Yuin, una setta guidata da un gruppo di sacerdoti immortali dedita al culto dei Grandi Antichi.

Dampyr 8

Magico Vento

Alle tematiche lovecraftiane Magico Vento ha dedicato un mini ciclo che va dal 102 (Il ritorno di Aiwass) al 106 (Scontro finale). I 5 albi sono teatro di un’epica lotta tra il negromante Aiwass e Magico Vento. Il tema affrontato è quello dei Grandi Antichi, che vengono risvegliati dall’apertura di un portale tra il loro e il nostro mondo. A tramare nell’ombra c’è la setta della Volta Nera della quale Aiwass è un potente rappresentante. Lo scontro tra Aiwass e Magico Vento parte nel terribile regno sotterraneo degli Antichi e arriva fino a Providence, che dietro la facciata di una tranquilla cittadina di provincia nasconde una realtà di terrore. Magico Vento dovrà lottare per “tornare a riveder le stelle”. Rispetto agli omaggi di altri personaggi Bonelli, quello di Magico Vento ha contenuti anche fantasy.

Magico Vento 103 e 104

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