Flamer

Sono da sempre un incurabile testone: quando sento che un fumetto od un libro oppure un film viene lodato in modo entusiastico, mi viene subito il sospetto che si tratti di un’esagerazione e mi trovo ad accostarmi al prodotto con un pregiudizio che mi spinge a cercarne ossessivamente i difetti anziché godermene i pregi.

Flamer, scritto e disegnato da Mike Curato e pubblicato in Italia da Tunué, ha vinto il Golden Kite Award 2021 e quindi è rientrato di diritto nella categoria dei “sorvegliati speciali cui non perdonare nulla” e come tale è stato preso tra le mani per essere letto… Da subito però mi sono sentito conquistare dal racconto delicato e leggero di questo ragazzino in cui credo davvero sia difficile per chiunque non immedesimarsi e sono stato davvero rapito dalla vicenda malinconica, faticosa e dolorosa ma al tempo stesso esaltante e colma di speranza dell’autore americano.

Il tratto semplice e pulito del Curato disegnatore sembra accogliere da subito il lettore in un mondo infantile ma in cui si percepisce chiara la tensione della crescita, del cambiamento; le vignette non indugiano chirurgicamente nelle descrizioni di persone o luoghi ma le definiscono in modo quasi abbozzato riuscendo comunque sempre a cogliere gli aspetti più significativi delle cose come ad esempio nella descrizione del fisico sovrappeso di Aiden o di quello tonico dello sportivo Elias. E’ un disegno che ben si adatta, trovo, alla narrazione di un vissuto adolescenziale come quello del protagonista, un ragazzino alle prese con la sua crescita sentimentale, con i problemi di una famiglia complicata e – apparentemente – disfunzionale, con la scuola e le passioni di tutti i giovani; uno stile che può sembrare semplice ma che davvero in realtà richiama concretamente la goffaggine e le insicurezze tipiche dei personaggi descritti.

In verità è stato proprio questo modo di rappresentare il narrato che mi ha da subito conquistato e spinto a divorare le non poche pagine del graphic novel quasi che le linee morbide disegnate da Curato mi abbracciassero e mi trascinassero nuovamente nell’adolescenza accompagnandomi nella tempesta dei sensi che tutti abbiamo attraversato a quell’età, facendomi così sentire subito a mio agio come se fossi avvolto da una vecchia coperta che conserva l’odore di casa.

L’uso del bianco e nero con molte sfumature di grigio – proprio come la vita – è sicuramente una scelta stilistica corretta ed anch’essa adatta al tema affrontato proprio perché permette di affrontare ed esplicitare le diverse profondità e sfumature degli accadimenti narrati, anche se poi in effetti non è corretto parlare solo di bianco e nero perché è fortemente presente ed importante ed evocativo anche il rosso vivo, in tutte le sue declinazioni, del fuoco. Un fuoco che brucia e colpisce come la rabbia di un padre furente ma che sa anche salvare e ridare vita come una Fenice, come un potere salvifico e rivelatore. A questo proposito è davvero bello vedere citato all’interno di un graphic novel un altro fumetto, gli X-Men, e soprattutto vederlo chiamato in causa come insegnamento ed aiuto nel faticoso percorso di crescita della personalità di chi legge; davvero immagino che chiunque di noi abbia mai letto con passione i “giornaletti dei supereroi” possa capire facilmente quello che dico, o meglio quello che dice il ragazzino protagonista di Flamer. Ed al tempo stesso non è difficile capire perché Aiden si identifichi con il personaggio di Fenice nel momento in cui decide di sacrificare la sua vita per non mettere a rischio quella dell’umanità; parimenti il giovane crede che la scelta giusta sia quella di “togliersi di mezzo” per non essere più oggetto di disturbo per la sua famiglia ed i suoi amici. Sarà proprio il fuoco vivo della Fenice che è, in potenza, in lui a farlo ravvedere offrendogli un nuovo e più articolato, e più corretto, punto di vista.

Analizzando il lavoro di Mike Curato dal punto di vista della storia appare da subito evidente una capacità empatica notevole con la storia narrata; è evidente, come peraltro confermato nelle righe della postfazione, che molto di ciò che è trattato è stato vissuto sulla propria pelle dall’autore che mostra con sapienza come si possano superare con successo le difficoltà dell’accettazione della propria sessualità e, più in generale, del proprio io mantenendo intatto il proprio mondo di amicizie e di vita quotidiana.

Proprio in quest’ottica mi sembra che Flamer pur rappresentando nel titolo stesso (“flamer” significa anche omosessuale effemminato) un richiamo al mondo gay, si riveli anche e soprattutto un elogio di quel fuoco che cova sotto la brace dentro tutti noi e che ci spinge a riconoscere ed accettare quello che siamo senza vergogna e senza compromessi. In questo modo il messaggio di speranza e di crescita risulta essere non solo confinato alla delicata zona della sessualità ma assurge a vera celebrazione e difesa della forza creativa e vitale che troppo spesso sembra dover essere spenta nei ragazzi, in modo che sia più facile indirizzarli verso un’omologazione comune che non può che azzittire ed annullare ogni scintilla di originalità tarpandone l’unicità intrinseca.

Molti sono i temi trattati nelle pagine del volume ed è piacevole vedere come nonostante non si possa dedicare un approfondimento speciale ad ognuno di essi, tutti sono toccati con precisione e delicatezza: si passa dal tema di una famiglia con dissidi interni, salvo poi intuire che forse sono solo momenti e che l’amore tra tutti i membri non è mai finito, a quello del bullismo che si affaccia come vero problema nelle giornate passate, presenti e future di Aiden anche se in alcuni punti i bulli stessi appaiano più come persone che cercano di indirizzare il ragazzo verso comportamenti più “normali” piuttosto che come veri molestatori. C’è infine molto presente il tema della religione con la sua pesante condanna allo stile di vita di chi devia dalla via indicata… è questo un discorso molto presente in tante opere che riguardano l’omosessualità trattata in diverse forme di medium, da quello cartaceo con libri ed appunto fumetti a quello cinematografico. Con la leggerezza di cui parlavo prima Curato riesce a distinguere bene tra quello che è il concetto di Sacro – non a caso l’epifania di riconciliazione avviene in una chiesa – e quelli che sono i ministri del divino sulla terra, rimarcando con forza come non ci sia contrasto tra il modo di vivere di ognuno di noi ed un eventuale volere superiore.

Se proprio qualcuno dovesse trovare un particolare stonato è forse nella eccessiva bontà che permea praticamente ogni personaggio ed aspetto del volume: come dicevo bulli che vogliono preparare al meglio il protagonista al duro mondo del liceo, amici che sopportano ogni comportamento stravagante, adulti che comunque riescono a rendersi degni di assoluzione o redenzione… insomma una rappresentazione di un mondo che pur essendo ricco di brutalità e cattiveria alla fine si rivela comunque un bel posto dove vivere.

Ma sarebbe surreale che proprio il candido Umberto dica che sia un male affermare che si respiri forse un’aria eccessivamente positiva; infatti, a ragionarci bene, una speranza per un mondo così non può che essere un ulteriore messaggio positivo di cui in effetti potremmo avere bisogno tutti, e quindi anche l’idea che molti dei nostri problemi nascano da come noi stessi pensiamo vengano percepite le nostre azioni può essere un valido insegnamento per vivere con maggior leggerezza – che non è superficialità – la nostra vita.

E poi, quando finisci la lettura, ti ritorna in mente la frase introduttiva scritta sul frontespizio dell’albo “Questo libro salverà delle vite”; prima di iniziarlo possono sembrare solo parole ad effetto ma alla fine è difficile non condividerle pienamente. E salvare delle vite è quanto di più fiammeggiante si possa fare.

Recensione de il candido Umberto

Flamer di Mike Curato editore Tunué 19,90 euro

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