Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn

Sabato è la sera dedicata al pocorn-movie. Pellicole leggere tipicamente anni ’80, perfette per rilassarsi. Controllando tra gli arrivi del mese, mi sono reso conto di aver saltato, colpa del perfido lockdown, anche l’ultimo DC-movie. Quel sequel di Suicie Squad, che, un po’ come tutti gli altri film post Justice League è rimasto impiastricciato in auel pasticciaccio di Joss Whedon.  

Non storcete il naso, sapete bene che sto parlando di Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Queen. La pellicola di Cath Yan, premiata dalla critica di Hollywood come miglior regia 2020 è una buona occasione per mostrare Margot Robbie, se possibile ancora di più a suo agio nel ruolo dell’Arlecchino di Gotham City.  

E’ una pellicola che gli integralisti dei comics book (dei quali, non si inquinino i fatti, faccio parte), amerebbero odiare. Un tono troppo squinternato ed anfetaminico che mal si accorderebbe alla seriosità di certe vedute nebbiose delle città di Batman aleggia per tutti i 108 minuti della pellicola. Il montaggio rapido della pellicola amplifica questa sensazione regalandoci il film perfetto per gli adolescenti cresciuti con i cartoni dei Teen Titans Go!  

Ma finiamola qui con l’analisi affettata: i più grandicelli come me ci hanno intravisto un aroma alla Guy Ritchie che non disturba affatto e che anzi, per almeno tre quarti di film mi ha fatto fare delle ghignate sonore degne della iena Bruce. E poi questo non è Thor Ragnarok, paradossalmente il ritmo demenziale e pulp si adatta perfettamente al materiale originale senza violentarlo né dandone una versione caricaturale e goffa.  

Poi, capiamoci bene, lo stile cupo di Snyder non andava bene. Ok. Questo nemmeno ?!? 

Le nuove avventure della dottoressa Quintzel sono ambientate qualche tempo dopo la sua prima apparizione. Harley è riuscita ad abbandonare la Suicide Squad e a ritornare alla vita con il suo budino. Ma le cose non sono più come prima e così, dopo aver cercato di nascondere al mondo la verità. Harley lo confessa a Dinah Lance, scatenando una serie di eventi che porteranno allo showdown finale. Da una parte, tutta la malavita di Gotham comincerà a dare la caccia ad Harley sapendo di non incorrere più nelle ire del Joker. Dall’altra Maschera Nera, un Ewan McGregor ottimo gregario, la coinvolgerà in un complotto per recuperare delle preziose informazioni legato al tesoro della famiglia malavitosa dei Bertinelli. Si Aggiungeranno alla partita, Kassandra Cain, Renee Montoya, la Cacciatrice e Black Canary. Tutti personaggi con una connotazione più o meno fedele alle loro controparti cartacee ma, oramai, sappiamo bene che gli universi cinematografici si muovono a velocità differenti da quelli cartacei, no? 

La sceneggiatura è fortemente scoppiettante e le gag sono tutte abbastanza azzeccate. Fuse assieme da un montaggio veloce ed una colonna sonora adeguata, le scene mantengono tutte una grande personalità. Forse sul finale il ritmo si sgonfia un po’ ma è solo un breve cedimento.  

La pellicola, scherzosamente ma con intenzione, invia un messaggio potente. Montoya, Canary, la stessa Harley sono state messe in un angolo da una forza presenza maschile. Per cui, senza scomodare la gratuità dell’endgame, ci troviamo qui in poderoso sfoggio di femminilità e grrrl power.  Molto interessante il fatto che all’inglese Emancipation del titolo sia stato preferito un misero Rinascita

L’unico punto interrogativo semmai, è perché a dispetto di tutta la teoria di super uomini, il solo modello femminile funzionante da proporre alle ragazze debba essere una pazza sociopatica, eroina per convenienza?  

Domande per il prossimo sequel probabilmente. Ah, nel dubbio, non perdetevi la fantasmagorica scena post credits!!! 

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