Diari di viaggi e pippe mentali – EP 1×01 – Diventare papà quando si è nerd

Ho fatto due figlie bellissime. Avevo I capelli ricci e lunghi fino a metà schiena. La prima me li ha fatti tagliare. La seconda me li ha fatti perdere.

Questa è la versione breve, valida per molti, riguardo la genitorialità. La versione lunga, invece, parla di come avrei voluto ed a tutt’ora vorrei, far fruttare quei quasi trenta anni di letture di fumetti, di visione di anime, film, serie televisive, per tirare su una nuova generazione di maniacali, rosiconi odiatori di spoiler e fruitori di cose nerd. Si, perché in ogni papà ed ogni mamma, c’è una piccola spora di Darth Vader. Quella particella che vorrebbe a tutti i costi che i nostri figli si iscrivessero al lato oscuro della forza, ripercorrendo le nostre orme fino a sorpassarci, con il passo elegante di un levriero, verso vette che noi non abbiamo mai raggiunto. Se riusciamo ad essere dei genitori vagamente accettabili, quel piccolo Vader possiamo tenerlo a bada, schiacciato in un compattatore di sensi di colpa e di responsabilità. Ma lui è la. Sempre. E stando bene in silenzio, sentirete il suo respiro filtrato dalla maschera. Un rantolo sommesso.
O è lui, o vi sta prendendo un coccolone.

Anche questo è valido per tutti ma il problema, quando sei un papà nerd, è che non solo avrai l’istinto di gridare a tua moglie “l’hai messa contro di me! “, quando, come fosse un Ben Kenobi qualsiasi iscriverà tua figlia a danza, ma anche di condividere con i tuoi pargoli quella giara di sapere di cui, nella realtà, non frega un Casper a nessuno. I fumetti? Ma chi li legge più. Supereroi? Certo, ma non parliamo di quelli del cinema, che ormai conosce chiunque. Li vogliamo portare nella nicchia della nicchia, facendoci largo fra scaffali polverosi zeppi di ricordi migliori di quanto fossero le cose nella realtà. È, senza nemmeno rifletterci, qualcosa di intrinsecamente errato, ma che rappresenta tutto sommato la nostra eredità culturale, il tramando della nostra identità oltre il livello genetico. In fin dei conti, qualcuno lungo la vita testerà la solidità delle loro opinioni e dei loro gusti personali, del loro percorso intellettuale. Per quale motivo quel qualcuno non dovrei essere, benevolmente, io? Questa è o non è Sparta?

E si, questa è proprio Sparta

Ma come si entra in contatto con questi piccoli extraterrestri saputelli? Imparano qualsiasi cosa al triplo della nostra velocità, cominciano a rispondere a tono ad un’età alla quale io faticavo a montare i Lego, provocando in me incazzatura misto ad orgoglio purissimo, sono nativi digitali e ti guardano come un sauropode quando dici che da piccolo dovevi chiamare i tuoi amichetti al telefono di casa. Siamo vicini nel tempo, ma socialmente posizionati in due galassie diverse.

Il tirannico Re Sole di Tubbilandia, che fa letteralmente il bello ed il cattivo tempo

Per riscrivere la storia, bisogna essere consci di dover fare il primo passo. Soprattutto nella prima infanzia, l’unica possibilità per approcciarsi a queste simpatiche ma mordaci bestiole, è andar loro incontro. Quindi si, mi sono cibato di tonnellate di Teletubbies, Peppa Pig, stupidissimi Chip and Potato. Ho visto Frozen fino a vomitare arcobaleni dagli occhi. Ma proprio in quei momenti, nei quali i loro firewall erano abbassati, ho cominciato ad inserire fra le visioni Coraline, di Neil Gaiman. Ed è stato un successone. E poi le sigle dei cartoni animati degli anni ’80. È stato un vincere facile. Per ogni cinquemila ore di visione dei prodotti studiati per la loro generazione, mi sono garantito un’ oretta abbondante di infanzia mia. Mia figlia più grande, ha portato al saggio di canto la sigla di Pollon e fra le sue preferite c’è quella di Devilman. Si, ok, poi ha recitato un musical di Frozen, ma non voglio sentirmi come Pirro.

La strada è ancora lunga e prevede tante contaminazioni loro verso di me e soprattutto, bisogna arrivare all’apice: i Fumetti.

Ma questa è una storia per un altro giorno, per un altro viaggio. Forse.

[to be continued…]

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