Stillwater – Recensione

Peppomics: Tra le varie serie Image targate Skybound uscite di recente, senza dubbio spicca “Stillwater” scritto da Chip Zdarsky, vincitore dell Eisner Award 2019, e disegnata da Ramon K Perez, con i colori di Mike Spicer .

In Italia “Stillwater” è pubblicato da Saldapress. La serie, ancora in corso , conta ad oggi 9 numeri. Il volume 1 intitolato “La rabbia”, uscito il 9 Settembre scorso, ne contiene i primi 6.

La trama architettata da Zdarsky è semplice ma non priva di originalità.

Cosa succederebbe vi dicessimo che in una cittadina degli Stati Uniti non si può effettivamente morire ? Se in questa città il vostro corpo fosse totalmente immune agli effetti del tempo, alla fame, alle malattie e agli incidenti?

Un vero miracolo!

L’unica reazione a una notizia del genere sarebbe lo stupore e l’immediato trasferimento in questa cittadina. E se vi dicessimo che a Stillwater il vostro corpo è così immune da poter sentire gli effetti dell’alcol e del fumo solamente per cinque secondi? E che gli animali possono essere tranquillamente uccisi e macellati, senza mai morire effettivamente? O che potreste essere picchiati, investiti da un camion oppure venire accoltellati in continuazione senza esalare MAI L’ULTIMO respiro?

Beh… la vostra reazione inizierebbe a cambiare e vi spingerebbe ad andare altrove.

Il dono dell’immortalità (e quello dell’insensata invulnerabilità) non si addice a qualcosa di fragile e precario come la natura umana. Questo l’autore lo sa bene e non tarderà a mostrarci le implicazioni oscure e terribili di ciò che, di per sé, dovrebbe essere una cosa positiva.

La vita eterna, infatti, da rara benedizione può facilmente trasformarsi in una maledizione(come lo stesso editore italiano ci avverte sulla quarta di copertina del volume) soprattutto se in questa cittadina viene instaurato un regime di leggi e sanzioni particolari che, tra le altre cose, impedisce ogni forma di interazione con l’esterno.

Flamio: il tema dell’immortalità ha sempre trovato un posto di rilievo nel racconto fantastico, ma oggi, per come la vedo io, assume una funzione esorcizzante. Il nostro tempo è ricco di stimolazioni e dati che convergono a cascata sul cervello di ognuno di noi, come se la nostra capacità di gestirli fosse decuplicata rispetto a trent’anni fa. E – notizia bomba – non lo è.

Come specie con alta capacità di adattamento, siamo in grado di sopravvivere alla gargantuesca mole di sollecitazioni esterne alzando il ritmo dell’elaborazione cerebrale, ma al contempo snellendo quello che, quasi istintivamente, reputiamo superfluo. La percezione stessa del tempo è probabilmente differente, rispetto al passato. Abbiamo grandi quantità di micro-informazioni da ingollare, che figliano sovente in altrettanto grandi quantità di attività da espletare, rifuggendo l’oziosa noia. Ed è qui che il sogno dell’immortalità non racconta più di un potere eterno, di gloria, o della possibilità di vincere sfide impensabili, ma si associa ad un contesto rurale, placido, dove il servizio che offre è quello di dilatare il tempo della normalità, di consentire la camminata su una pista da corsa.

Chissà se questo concetto sia stato affrontato coscientemente da Zdarsky, autore super oberato, o se l’evoluzione della serie mi smentirà lungo i prossimi volumi, rendendomi un deficiente che ha costruito una sovrastruttura su un concetto più lineare.

Peppomics: La trama inizia con Daniel, un normalissimo ragazzo sulla trentina, che viene licenziato in tronco per aver spintonato un collega sul posto di lavoro. Affogati i dispiaceri in una serata alcolica, il giorno successivo Daniel riceve una misteriosissima lettera che lo invita a recarsi nella cittadina di Stillwater per ereditare quanto lasciato da una lontana prozia.

Daniel fiuta la trappola, ma essendo a corto di liquidi e non avendo quasi nulla da perdere, decide a ogni modo di recarsi a Stillwater (che apparentemente nessuno sembra conoscere).

Da queste premesse si muove la trama dal sapore horror & mistery, cadenzata da colpi di scena, momenti di calma e flashback dal passato.

La caratterizzazione dei personaggi e dello stesso Daniel non viene inizialmente curata. Tutto ciò che serve sapere dei personaggi ci viene mostrato velocemente e chiaramente dalle loro reazioni e dalle loro attitudini.

Flamio: altro aspetto interessante è il fatto di come le dinamiche interne di una piccola comunità siano in grado di affiancare se non superare lo spunto alla base della trama. Questo spirito che affonda le radici nella soap opera, è uno strumento che abbiamo avuto modo di vedere usato ed affilato in molti prodotti del nuovo millennio. Fumettisticamente l’esponente forse più famoso è “The walking dead” di Kirkman, dove gli zombie arrivano ad essere un impedimento marginale, o nel nostrano (e consigliatissimo) “Il confine” di Masi e Uzzeo, ma possiamo trovare esempi anche e soprattutto nelle serie TV, da Leftovers a Dark, da Zone Blanche a, volendo, lo stesso Lost. Il mistero si sposa bene con un cast ampio, dove gli elementi della macro trama possano respirare e sedimentarsi lasciando spazio alle caratterizzazioni. Il giallo non muore mai e soprattutto, non smette mai di insegnare.

Peppomics: Le espressioni facciali ad opera del disegnatore inducono chiaramente il lettore a sospettare che i personaggi ne sappiano effettivamente più di quello che lasciano intendere.

La narrazione dei primi numeri della serie è molto veloce e scorrevole. Non c’è tempo per indagare e mostrare il carattere di Daniel, la sua storia e gli eventi della trama. Anche le reazioni dei personaggi subiscono questa accelerazione impressa dagli autori.

Una volta arrivato a Stillwater, Zdarsky rallenta i tempi della narrazione. L’esposizione dei fatti viene intervallata da flashback di eventi passati, come se tra una pagina e l’altra il lettore venisse in possesso di una sfera di cristallo che mostra solamente il passato, grazie al quale, poco per volta, riesce ad acquistare maggiore consapevolezza e conoscenza del “chi, come, perché e quando” dell’intera trama.

Come anticipato il nodo centrale che fa da perno alla storia è l’inutilità del dono dell’immortalità laddove questa non venga condivisa con i propri cari e, a maggior ragione, venga limitata la libertà del suo possessore.

Inoltre terribili sono gli effetti della “benedizione” di Stillwater sui bambini!

Invero, la loro coscienza e intelligenza continua a crescere in un corpo eternamente bambino, declinandosi in risvolti tristi e drammatici che rievocano la figura di Claudia ne “L’intervista col vampiro”.

La narrazione è scorrevole anche se in alcuni punti risulta essere più lenta e ponderata. L’apporto grafico risulta essere più che all’altezza del calibro della storia. Uno stile semplice ma ben curato, che non disdegna scene cariche di tensione e appeal emotivo. Come già anticipato, menzione a parte meritano le espressioni facciali dei personaggi, vere cartine al tornasole di quella che è (o che in futuro sarà) la caratterizzazione degli attori in scena.

Volendo tirare le somme “Stillwater” è la nuova serie horror della Image che consigliamo a tutti di leggere. Il primo volume apre molte porte a scenari interessanti e che incuriosiscono. E conoscendo le opere di Zdarsky, “Stillwater” appare essere un titolo sul quale scommettere. Una cosa però è certa: noi attendiamo con trepidazione il secondo volume!

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