Moby dick: Sulla tolda della Pequod
Non vedevo l’ora di poter avere tra le mani Moby Dick della Kleiner Flug. Ansioso di ritrovarmi di nuovo sulla Pequod del capitan Achab e dei suoi ufficiali. Di sentire ancora i discorsi di Quiqueg e, ovviamente, rivivere la caccia alla balena più famosa di tutte, Moby Dick. Ci ho messo un pó a materializzare i miei pensieri e le mie sensazioni, perché quella che ho tra le mani non è una graphic novel qualunque ma la trasposizione di uno dei classici della letteratura americana che da solo ha influenzato tantissime generazioni.
Posso dire da subito che Oliver Jouvray e Pierre Alary hanno fatto un lavoro magistrale per non dire sublime. Sono riusciti non solo a trasportare la storia in sé ma anche tutte quelle emozioni di cui è impregnata.
Le tavole di Alary trasudano la pazzia del capitano e la sua ossessione. Scene come la traversata della tempesta o quando Achab vede la sagoma di Fedallah legata a Moby Dick fanno venire la pelle d’oca dietro il collo. Pierre è riuscito benissimo a ricreare le atmosfere e quei personaggi così famosi ed ambigui. Ismaele, Achab, Quiqueg, Starbuck sono così ben realizzati che sembrano usciti dalla penna dello stesso Melville. Si nota sopratutto lo studio che c’è stato dietro alla realizzazione della nave, disegnata in modo fedele e realistico. Ma il fiore all’occhiello, secondo me, è lo stesso capodoglio; così inespressiivo e apatico che accentua ancora di più la pazzia di Achab verso Moby Dick.
Ma una graphic novel non è solo disegno, è anche storia. Posso dire senza remore che Oliver Jouvray ha articolato in modo perfetto la storia. Cosa non facile se parliamo di Moby Dick, con i suoi interminabili capitoli sulla storia delle baleniere e le descrizioni fino nei minimi dettagli di questi enormi cetacei. Oliver ha saputo mettere insieme un’opera senza far sentire il lettore spaesato. Un esempio è come ripropone l’inizio della storia, partendo dal recupero di Ismaele da parte della Rachele. Jouvray fa sentire tutta la sua esperienza nella narrazione, già maturata con altri progetti come Lincoln, e permettendo ad Alary di esprimere appieno il suo stile grafico che accentua ancora di più la classicità del lavoro. Oliver non sceglie a caso le scene, ma intesse un racconto che evidenzia non solo l’ossessione del capitano ma anche la frustrazione dell’equipaggio. Il rapporto tra Starbuck e Achab o Ismaele e Quiqueg sono centrali nel fumetto, trasmettendo il disagio e la paura che si provava sulla Pequod. L’apice lo percepiamo quando il primo ufficiale imbraccia il fucile per terminare la vita di Achab, passaggio molto enfatizzato anche nel manoscritto originale.
Oliver e Pierre riesco a creare un componimento che risulta ben equilibrato, senza mai cadere nel banale. Disegni e testo sono legati in armonia permettendo al lettore di intraprendere il suo viaggio nella storia. Da notare anche lo stupendo lavoro fatto dalla stessa casa editrice che presenta un ottimo albo brossurato, ponendo grande cura nei dettagli, risultando lodevole, soprattutto, la scelta delle dimensioni delle pagine coronano il già ottimo lavoro degli autori. Che abbiate già letto o meno il lavoro di Melville non potete non recuperare questa graphic novel della Kleiner Flug.
“Come questo spaventevole oceano circonda la terra verdeggiante, così nell’anima dell’uomo c’è un’insulare Tahiti, piena di pace e di gioia, ma circondata da tutti gli orrori della vita a metà sconosciuta.” Melville