Ground Zero

Da piccolo ho sempre avuto molta difficoltà ad apprezzare i fumetti di Hulk; un personaggio apparentemente solo distruttivo, spesso neanche in grado di pronunciare una frase articolata, quasi sempre estraneo al mondo normale… i supereroi nei quali era più facile immedesimarmi erano sicuramente l’Uomo Ragno oppure Capitan America, Thor o Reed Richards, e questo dovrebbe far capire come io già da piccolo non dimostrassi grande acume e neppure troppa intelligenza.

Poi fortunatamente per me sono cresciuto o forse, fortunatamente per la storia di Bruce Banner, alla guida del gigante di giada è arrivato quello straordinario autore che è Peter David. Dagli inizi degli anni ’90 in Italia vennero pubblicate le storie dello sceneggiatore del Maryland e con esse il geniale e profondo cambiamento di tematiche ed atmosfere per le avventure di Hulk e, forse aiutato anche dalla saggezza acquisita con qualche anno di vita vissuta in più, apprezzando il lavoro di sviluppo psicologico fatto sul personaggio ho potuto capire molto meglio il valore e l’importanza del mostro nato dalle radiazioni gamma.

David ci racconta un uomo/mostro che potrebbe tranquillamente essere descritto da un professionista della mente, tant’è vero che nel 1991 realizza una storia in cui doc Samson psicanalizza realmente Hulk dando vita ad una sequenza di cambiamenti nell’esistenza di Bruce/Hulk descrivendone a fondo e con onesta crudezza origini e motivazioni in modo da far sembrare davvero le tavole un saggio di psichiatria raccontato attraverso il medium fumetto.

Ultimamente ho recuperato un vecchio volume della Marvel Italia che raccoglie il ciclo di storie che vanno da febbraio ad agosto 1988 e che sono state ripubblicate con il titolo di Ground Zero ed ho cercato di recuperare il profumo dei sentimenti che mi trasmise trent’anni fa… ma forse farei bene a smettere di vivere di nostalgia.

A realizzare graficamente le idee di David c’è un grandissimo disegnatore qui agli inizi della carriera in Marvel, ovvero quel Todd Mc Farlane che da lì a qualche mese avrebbe preso le redini di Amazing Spider-Man pronto a diventare uno dei massimi esponenti del fumetto degli anni novanta con nuove concezioni e costruzioni delle tavole e delle vignette; invero il suo lavoro su Hulk mi appare oggi come ancora un po’ acerbo seppur non privo di indizi su quello che sarebbe poi diventato il suo stile dinamico ed adrenalinico nella gestione grafica della narrazione, eppure numerose immagini rimangono ben fissate nella mia memoria come un Hulk debilitato e prosciugato di tutta la sua energia (gamma) oppure le ultime cinque tavole di Vittoria di Pirro dove in vignette a tutta pagina il gigante passa dall’incombere minaccioso su Betty all’avvolgerla protettivo custodendola tra le sue braccia. Piccolo inciso: si fanno dolcemente ricordare anche tutte le scene in cui Mc Farlane inserisce il suo personalissimo vezzo di omaggiare il gatto Felix… prendetevi il piacere di vedere quante volte e dove il pupazzo del micio nero sbuca dalle matite dell’autore canadese.

Peter David invece appare già pienamente a proprio agio con la sceneggiatura di tutta la storia ed attraverso il racconto apparentemente semplice dell’ennesimo piano del Capo per eliminare Hulk e prepararsi a dominare il mondo ci racconta invece un percorso di presa di coscienza, accettazione e forse perdono di sé fatto sulle robuste gambe di un mostro grigio che cerca di vivere al meglio delle proprie capacità, senza arrendersi mai e cercando di fare la cosa giusta anche per gli altri, amici o sconosciuti che siano.

Significativa in quest’ottica è anche la storia di Toro Selvaggio, il personaggio che Hulk incontra durante la sua ricerca delle bombe gamma e che non potendo appunto accettare ciò che è preferisce cercare la morte piuttosto che il cambiamento come invece dimostra di sforzarsi a fare il nostro eroe; lo stesso incontro/scontro tra Hulk e Wolverine, riproposizione di quello che fu il primo incontro del mostro grigio con un altro supereroe negli anni sessanta, ci indica come il filo conduttore della narrazione sia strettamente legato al concetto di cambiamento e crescita attraverso l’accettazione di sé stessi, cercando ovviamente di dirigersi verso una versione migliore di noi; fortunatamente per gli aspetti più prosaicamente leggeri del fumetto non sempre questi pensieri hanno immediatamente la meglio nella mente dei personaggi, così almeno possiamo gustarci qualche pagina di spensierate scazzottate tra pesi massimi ma comunque, inevitabilmente, alla fine il processo di catarsi impostato da David lascia tutti i protagonisti sulla strada della redenzione.

L’approfondimento psicologico non riguarda solo i buoni della storia, infatti anche i personaggi meno nobili della vicenda vengono analizzati in modo completo e sincero dalla sceneggiatura di David che ci restituisce un aspetto molto più reale ed umano ad esempio di Roccia e Redentore così come dello stesso Toro Selvaggio; sembra quasi di sentire in sottofondo parole che ci ricordano come tutti siamo in viaggio alla ricerca della parte migliore di noi e che dobbiamo però cercare di non fare scelte sbagliate seppur basate su motivazioni che possano apparirci giustificate.

Ed è proprio in questa ottica che vedo la scelta di Betty di non rinunciare al bambino che porta in grembo e concepito con Bruce/Hulk (ovviamente queste riflessioni riguardano il contesto delle storie del gigante di giada, lungi da me voler esprimere giudizi di valore generale su un tema come questo); una decisione volta a lasciare una concreta eredità di quello che è stato il cammino di Banner nel mondo.

Rimangono davvero indimenticabili come ho detto prima quelle cinque tavole di confronto tra Hulk e Betty; isolati in cima ad una montagna, i ruoli dei due protagonisti vengono ribaltati così come ribaltate sono le parole che la donna dice al suo interlocutore e che alla fine, con una dolcezza che ancora adesso mi commuove, Hulk le restituisce. In poche tavole assistiamo ad una scena di rara intensità e di struttura davvero cinematografica con il confronto tra un gigante ed una piccola figura umana che a poco a poco acquista dimensione paritaria grazie alla forza delle sue parole ed alla fine, nonostante le frasi che leggiamo ci sembrino affermare una diversa verità ed anche la grafica ci mostri la figura del mostro che avvolge ed oscura – ma in realtà in modo protettivo – la donna, è proprio Betty con la sua coraggiosa umanità ad uscire trionfatrice.

Mi sono infine trovato a riflettere su una frase apparentemente pronunciata a caso da Rick Jones durante il processo finale sugli avvenimenti raccontati, ovvero al paragone tra Hulk e Peter Pan (in riferimento all’ombra); trovo sia molto sottile e rifletta il pensiero di David riguardo al personaggio di Hulk stesso, ossia un uomo che non vuole crescere e si ribella con tutta la forza data dalla sua rabbia a questa inevitabile realtà.

Sarà però proprio questa morte, apparente o forse reale solo in senso metaforico, del gigante grigio ad aprire una nuova fase della vita dell’eroe Hulk permettendo a David di scavare ancora più a fondo nella mente del personaggio, analizzando minuziosamente gli aspetti che di lui fanno appunto un eroe, o forse un mostro, comunque sicuramente un uomo come tutti noi, tanto che non è difficile per chi è onesto con sé stesso vedersi riflesso nello specchio in cui spesso Bruce Banner si guarda. Nei cicli successivi il personaggio di Hulk avrà dunque uno sviluppo decisamente più maturo, abbandonando meritatamente la figura di mera rappresentazione di rabbia o violenza cieca nelle quali troppo spesso era stato confinato e regalandoci ulteriori storie di grande profondità e valore artistico.

Insomma, ho iniziato questa recensione con la convinzione che a distanza di anni Ground Zero mi fosse piaciuto meno ed alla fine mi sono invece trovato di nuovo con quel nodo alla gola che mi prende ogni volta che trovo delle perle di vera arte anche nei nostri tanto sviliti fumetti…

– Non avevi detto che non avevi più lacrime?

– Ho mentito… lo faccio a volte.

Recensione del candido Umberto

Hulk: Ground Zero di Peter David e Todd Mc Farlaine, The ultimate edition Marvel Italia 16,50 euro

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